Tra i micronutrienti che negli ultimi anni sono diventati oggetto di maggiore attenzione durante la gestazione, c’è indubbiamente la vitamina D.
La vitamina D conosciuta anche come la vitamina del sole, vitamina liposolubile necessaria all’organismo in ogni fase della sua vita, e in particolare durante lo sviluppo e la crescita, poiché favorisce l’assorbimento del calcio, essenziale per la salute di denti e ossa. Si tratta però di una vitamina coinvolta anche nella buona formazione del sistema immunitario e nel funzionamento del sistema nervoso.
Durante la gestazione la vitamina D gioca però un ruolo ancor più strategico, dal momento che il nascituro prende tutte le vitamine e i sali minerali a lui necessari proprio dalla mamma. Se la madre, quindi, ha una carenza di vitamina D, lo sarà anche il bebè.
A che cosa serve la vitamina D in gravidanza
Il ruolo tradizionale della vitamina D è quello di regolare il metabolismo del calcio; è fondamentale per l'assorbimento del calcio e dunque per la salute delle ossa e, in gravidanza, è importantissima per la mineralizzazione dello scheletro del feto.
Inoltre, potrebbe esserci un effetto anche rispetto alla salute dei denti del bambino: uno studio pubblicato sulla rivista Pediatrics ha mostrato che esiste una associazione tra bassi livelli di vitamina D in gravidanza e aumento del rischio di carie nei bambini.
Sembra inoltre, sempre più evidente un ruolo della vitamina D nei meccanismi che portano a una corretta formazione della placenta nelle primissime fasi della gravidanza.
Carenze di vitamina D espongono al rischio di vaginosi batterica che, se contratta in gravidanza, può aumentare la possibilità di complicanze e di parti prematuri. L’azione protettiva della vitamina D nei confronti dell’infezione vaginale, spiegano i ricercatori, potrebbe far capo alla attività di supporto del sistema immunitario svolta da tale sostanza.
Quanta vitamina D serve durante la gravidanza/allattamento?
L'assunzione di vitamina D che si può avere con la dieta è abbastanza limitata ( si calcola intorno al 20% del fabbisogno giornaliero). Il grosso di questa vitamina viene prodotto dall'organismo stesso, dietro attivazione promossa dall'esposizione alla luce solare. Per questo è fondamentale passare del tempo all'aria aperta, 15/20 minuti di esposizione alla luce per ottenere una buona sintesi di vitamina D.
In gravidanza si consiglia un'assunzione di 15 microgrammi al giorno, pari a 600 Unità internazionali (UI).
Il livello massimo tollerabile di assunzione, sempre per le donne incinte, è invece di 100 microgrammi al giorno, pari a 4000 UI. Fino a questa soglia siamo sicuri che non ci siano effetti dannosi per la mamma e per il bambino.
Il ricorso agli integratori è consigliato solo nelle donne che appartengono a categorie a rischio di carenza, ossia con elevata pigmentazione cutanea (in modo specifico di donne del sudest asiatico, africane, caraibiche e di origini mediorientali), quelle che si espongono raramente al sole, le donne obese.
Potrebbero essere inoltre soggette a carenza di vitamina D le mamme molto giovani (nel periodo dell'adolescenza), chi ha un aumentato rischio di preeeclampsia e chi ha avuto un figlio in precedenza, affetto da rachitismo.
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